Da oltre dieci anni viene allestito a Lago, nella chiesa di San Giuseppe un artistico presepe, opera senza dubbio meritoria di un gruppo di artigiani locali, che non amano essere menzionati.
Preferiscono, infatti, autodefinirsi in tutta modestia, “Amici del Presepe”.
Il fatto è che questa loro opera richiama ogni anno, da tanti paesi della Provincia, una folla vieppiù crescente di visitatori, che osservano l’insieme e il particolare con ammirazione e meraviglia.
Puntuale, anche quest’anno, il servizio televisivo della RAI calabrese, mandato in onda a più riprese nei vari telegiornali.
Il commento giornalistico era preceduto dalla recitazione dei versi suggestivi de “Le ciaramelle” di Giovanni Pascoli.V
ersi appropriati: “Le pie lucerne brillano intorno/ La nella casa, qua sulla siepe/ Sembra la terra prima di giorno/ Un piccoletto grande presepe.
Proprio così. Il Presepe di San Giuseppe rappresenta un ampio paesaggio, potentemente pittoresco, fortemente evocatore.
Una serie di casupole, ricalcate dal vero, fabbricate con pietra grezza e scheggiata, sormontate con coppi di cotto, rischiarate da lucerne all’interno all’interno, che si intravede da finestre e balconi.
Scene familiari, attività varie e mestieri, caratteristiche peculiari messe in risalto da personaggi statici, giustapposti dentro e fuori.
E’ l’epopea della civiltà contadina. Un mondo probabilmente chiuso, privo di vasti orizzonti, spesso gretto e misero; tuttavia autosufficiente, sereno, fervoroso nella sua vicenda esistenziale. Mondo umile, invero; ma di quella umiltà, da cui germina una gerarchia di valori sempre validi, anche quando vengono messi prepotentemente in discussione o lasciati degenerare in crisi.
Il presepe di San Giuseppe induce un forte richiamo alle nostre radici. Operazione, questa, sempre proficua da punto di vista storicistico e artistico.
La conoscenza del passato comporta la comprensione maggiormente approfondita del presente, giudicato in chiave critica e quindi in termini vitali. L’arte popolare non è aliena da questi scopi, che anzi ne costituiscono l’essenza sua migliore, quando essa non scade in romanticume di maniera o in mera volgarità.Il presepe di San Giuseppe, che pure ogni anno cambia argomentazioni e temi, resta attestato intorno agli spaccati della civiltà contadina. Al centro di questa, gli eventi immutabili: l’avvicendarsi delle stagioni, il lavoro nei campi, lo scorrere lento dei fatti quotidiani ed infine il mistero della Natività.