Correva l’anno 1975, io e i miei amici avevamo all’incirca 15 anni, e, come tutte le sere, ci ritrovavamo in uno studio fotografico di cui era proprietario il più grande della compagnia. Nelle lunghe serate invernali, l’unico diversivo, oltre al cinema, era dato dagli affollati bar che erano in Piazza del Popolo, una zona del nostro comune di cui nessuno avrebbe immaginato che giunti ai nostri giorni sarebbe rimasta inesorabilmente disertata dalla maggior parte degli abituali passeggiatori serali. Passavamo le serate a camminare in piazza, o come quella sera particolarmente fredda della metà di Dicembre, presso lo studio di Franco. Ricordo perfettamente, sebbene siano passati così tanti anni, la figura inconfondibile di Don Federico Faraca avvolto nell’inseparabile “zimarra”, che al ritorno dalla serale Novena Natalizia, ci intravide attraverso la vetrina e ci fece cenno, ci avvicinammo e ci chiese se eravamo per caso intenzionati a costruire un presepe nella chiesa di San Giuseppe. Noi ci guardammo e senza nemmeno pensarci un secondo rispondemmo di sì…Tanto, pensammo, anche se mancano quattro giorni a Natale, non sarà molto difficile: quattro tavole, un po’ di chiodi è il gioco e fatto. Pensavamo, in realtà, di dover sbrigare un piccolo lavoretto con dei piccoli pastorelli di gesso, come quelli della chiesa Parrocchiale nella quale altre volte ci eravamo cimentati nella realizzazione del Presepe. Restammo allibiti, come chi ha trovato chissà quale tesoro, quando aprimmo le porte del grande stipo a muro posto sopra la porta della sagrestia e vedemmo i pastori che componevano il nostro presepe. Ci sembrarono enormi ed anche se erano piuttosto malandati, erano veramente belli. Molti anni più tardi avremmo saputo anche la loro storia per bocca del loro stesso autore: Mastro Girlando Politano. Ad ogni buon conto, il giorno dopo ci chiudemmo in chiesa per una intera serata, discutemmo in che modo operare, stabilimmo il posto, prendemmo le necessarie misure e nella stessa serata realizzammo la base superando le prime difficoltà per quanto riguardava il materiale. La simpatica zia Teresa, che era la custode della chiesa, subito si prodigò per far ripulire e rinnovare i vestiti di San Giuseppe e della Madonna e di alcuni pastori, tarlati dal tempo e dall’incuria, e ci corrispose anche alcune piccole spese. Dopo due giorni il progetto prendeva forma: uno sfondo ceruleo, in una cornice di piccole colline, intersecate da numerose stradette, popolate dai caratteristici pastori in costume, tutti diretti con frettolosa gioia verso la grotta della Natività, che spiccava nel verde delle circostanti pianure, ammantate di neve. Fu portato a termine tutto per la notte del 24, cosicché dopo la Messa solenne di mezzanotte, celebrata in Parrocchia, potè essere aperto al pubblico. Tanti i complimenti, ma anche rilievi, critiche, talvolta giustificate ed interessanti… Tutti però si trovarono d’accordo nel dire che in appena tre giorni non si poteva pretendere di più…Unico neo, la mancanza di una foto ricordo.
Entusiasmati da quella prima esperienza, l’anno seguente incominciammo i lavori fin dal mese di ottobre, riuniti nella chiesa progettammo e misurammo per una serata intera; zia Teresa, che ogni sera ci apriva la porta della chiesa, ci teneva compagnia fino a tarda ora.I giorni passavano ed i lavori proseguivano. La gente, impaziente, cercava di intrufolarsi durante le operazioni di ingresso dei materiali ma non si permetteva a nessuno di entrare. Nel preparare le montagne, poiché le tavole cominciavano a mancare, cercammo di utilizzare tutti gli spezzoni, ma alcune cadute ci fecero recedere da questa decisione. Per fortuna intervenne zia Teresa, che ci portò a casa sua e ci diede le tavole che aveva nel letto: contenti di questa provvidenza continuammo a lavorare e realizzammo il presepe numero 2 , con incorporato l’altare in una grande grotta sopraelevata da dove il Parroco avrebbe celebrato le SS. Messe vespertine del giorno di Natale e delle domeniche successive.
Nell’ottobre del 1977 si ricominciò. Lo stesso gruppo per Natale propose una terza edizionsp; frettolosa gioia verso la grotta della Natività, che spiccava nel verde delle circostanti pianure, ammantate di neve. Fu portato a termine tutto per la notte del 24, cosicché dopo la Messa solenne di mezzanotte, celebrata in Parrocchia, potè essere aperto al pubblico. Tanti i complimenti, ma anche rilievi, critiche, talvolta giustificate ed interessanti… Tutti però si trovarono d’accordo nel dire che in appena tre giorni non si poteva pretendere di più…Unico neo, la mancanza di una foto ricordo.
Nel 1978 si cominciò in notevole ritardo. Di molto ridimensionato in ampiezza, il presepe venne allestito nei primi giorni di dicembre, adottando gli stessi parametri dell’anno precedente con l’aggiunta di un cielo stellato come sfondo; il parroco compariva da un cunicolo che dava direttamente in sagrestia, la Nascita era posta immediatamente dietro all’Altare.
Il ’79 il gruppo dei costruttori che ancora non avevano adottato l’appellativo di Amici del Presepe, si trovarono a dover fronteggiare i lavori con un componente in meno, data l’assenza del sottoscritto, impegnato ad adempiere i propri doveri verso la Patria. Per quel Natale, si pensò di ricreare una ambientazione di tipo medio-orientale; infatti, se nei precedenti paesaggi si notava un filone prettamente occidentale, secondo la tradizione, per quel presepe si cambiò totalmente stile. Il centro focale era la stalla, costruita in mezzo ad un deserto di sabbia gialla sulla cui superfice si alternavano alcune oasi di palme verdi.